Ora, benché la tradizione orale andasse spacciando per “romani” ponti che, date le caratteristiche costruttive, potevano considerarsi forse “romanici”, ovvero d’impianto medievale, ancor oggi si trovano segnalazioni assurde che vagheggiano di ponti romani, o romanici.
Riteniamo che al massimo ci si trova di fronte a ponti, che pur riecheggiando caratteristiche medievali, risalgono alla prima metà dell’Ottocento, stando a quanto asserisce Giuseppe Fontana in “Rezzoaglio e Val d’Aveto cenni storici ed episodi”.
Grazie al libro del Fontana che, edito nel 1940, è fonte inesauribile di informazioni sulla Val d’Aveto, benché stese in modo disorganico, apprendiamo che il ponte romanico di Cornaleto fu costruito nel 1825, quello di Ertola nel 1827, e il ponte romano di Rezzoaglio è frutto di valenti maestri che hanno operato nel 1825.
Il più vecchio dei ponti della Val d’Aveto è il ponte di Alpepiana che risale al 1789. Ricostruito ad una sola campata dopo il crollo delle due arcate centrali in Aveto nel corso della piena del 1795, fu inaugurato nel 1832.
Si potrebbe ipotizzare risalente alla fine del Settecento il ponte sul rio Stampa, nel comprensorio di Rezzoaglio, anche se somiglia vagamente ai ponti romani della Val Ponci.
Indi parlare di ponti romani o romanici in Val d’Aveto è estremamente aleatorio.
Occorre prima fare un giretto a visitarli e dopo fare le opportune valutazioni.
Anche se si rimane allibiti dalla maestria di coloro che li hanno innalzati riecheggiando modi e stili antichi è bene stare con i piedi a terra e valutarli per quel che sono, ossia opere ottocentesche degne di nota.
Per maggior comprensione rammentiamo che nel nostro entroterra è invalso l’uso di definire “strada romana” una cosiddetta “strada romea”, ovvero una strada frequentata dai pellegrini per dirigersi verso Roma. Da qui forse il sorgere della nomea di ponti cosiddetti “romani”.
Testo e foto di: Sandro Sbarbaro